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Buddhismo e identità di genere

Buddismo e castità, Buddhismo e persone LGBT

Come saggista di questo blog, come presidente di Milk Milano, nonchè come libero ricercatore spirituale, mi sono occupato in passato di come le religioni e le correnti spirituali concepiscano non tanto l’omosessualità, ma soprattutto l’identità di genere.
Il Milk ha comunque creato uno spazio di meditazione senza giudizio per le persone LGBT e i loro amici
http://www.milkmilano.com/?page_id=4704

E sempre il milk ha intervistato, su i temi di omosessualità, identità di genere, parità di genere, il monaco Zen Tenryu e il maestro Theravada Flavio Pelliconi

Di solito una buona cartina tornasole di apertura di un percorso riguarda il fatto che i religiosi di quel percorso non abbiano obbligo di castità e possano essere di entrambi i generi. Spesso se c’è quest’apertura, è più facile che vi sia verso omo e bisessuali, e, infine, verso transessuali e transgender.

Premetto che vi sono, tra i miliardi di tradizioni buddhiste nate e sopravvissute, tre grandi filoni buddhisti
– il buddhismo tibetano, o “Via del Diamante” (vajrayana)
– il buddhismo theravada
– il buddhismi mahayana tra cui lo zen (noto come tien in vietnam e soen in corea)
– infine una nota per i buddhismi Nichiren, ed in particolare la nichiren shu.

La mia indagine era orientata su due aspetti
– l’aspetto dottrinale e quindi dei testi originali
– l’accoglienza verso persone T in centri buddhisti in italia, templi e monasteri, visto che uno puo’ anche non dire di essere omo/bi, ma a meno che non sia velato o già rettificato, deve comunicare la sua identità di genere.

Per quanto riguarda il buddhismo tibetano, è noto a tutti che la scuola Ghelupa, del Dalai Lama, ha avuto delle uscite infelici. Si ricorda comunque che vi sono varie scuole di buddhismo tibetano, e che questa corrente ha la problematica di essere tantrica, e quindi di ricorrere a discorsi di “polarità” poco compatibili con il mondo GLBT.
Questa tradizione presenta la possibilità di monachesimo anche per le donne.
A pomaia, il piu’ grande monastero tibetano italiano, vi è una monaca transgender.

Per quanto riguarda il buddhismo Nichiren, la Nichiren Shu ha tra i suoi monaci anche dei gay dichiarati col proprio compagno, e il reverendo italiano, Shoryo Tarabini, ha parlato all’associazione Milk di Buddhismo, orientamento sessuale, e identità di genere, inerente alla sua tradizione.
In questo articolo non parleremo, poichè non si trattata di buddhismo ma di “associazione ispirata”, della soka gakkai e del suo sottogruppo GLBT “Buddisti arcobalena”.

Una tradizione molto aperta è il Tien di Thich Nhat Hanh, maestro buddhista vietnamita, attivista per la pace, che tanto ha parlato della coppia e dell’amore, citando anche le persone LGBT.
Segnalo alcuni links di approfondimento:
https://www.patheos.com/blogs/americanbuddhist/2012/05/gay-marriage-in-buddhism.html

https://www.innernet.it/zen-e-sessualita/

Anche lo Zen è molto aperto e presenta monaci Zen omosessuali dichiarati, monache lesbiche, persino un monaco ftm in giappone, permette il matrimonio dei monaci, è insomma una delle tradizioni più aperte.
In italia sono presenti molti monaci zen GLBT, tra cui Jacopo Enrico Milani, bisessuale e nel direttivo dell’associazione Milk Milano.
Presentiamo questa intervista legata a una conferenza, fatta dal monaco Tenryu
http://www.milkmilano.com/?p=5127

Per quanto riguarda il buddhismo theravada, la migliore testimonianza è quella di un maestro italiano, insegnante vipassana, che ha rilasciato questa bellissima intervista
http://www.milkmilano.com/?p=5118
e anche questo bellissimo articolo

Essendo il theravada la tradizione più antica, è diffusa in paesi “del terzo mondo” dove vi è un rapporto ambivalente col trandgenderismo.
Mi è stato raccontato, da amici stati in Thailandia, che dei monaci novizi che rispondevano alle curiosità dei turisti per fare pratica con l’inglese, alla loro domanda riguardante le persone trans, cosi’ in abbondanza in thailandia, avrebbero risposto che “sicuramente si erano comportate male nella vita precedente” e che “se avessero perserverato si sarebbero reincarnate in un animale piccolo“. Considerarli buddhisti o semplicemente persone appartenenti a una cultura arretrata e binaria?

Un esempio lampante è l’amicizia flash che ho tenuto con un ragazzo del sud est asiatico, buddhista, che mi aveva aggiunto agli amici non so come (niente amici o pagine comuni), e la cui brevissima conversazione ha avuto quest’esito. Quando ho provato a rispondergli, mi aveva già bloccato

 

Tornando ottimisti, l’occidente presenta, per quanto riguarda la tradizione Theravada, degli esempi validi e meravigliosi di pratica

http://transhouston.com/cgi-bin/members/clubs.cgi?action=clubintro&clubid=9990278126399

Gender variant Buddhists face very real oppression. Our existence can challenge beloved cultural gender stereotypes. TG Buddhist.net is a safe place to meet other TG Buddhists, share experiences and support each other along the Buddhist path.

Buddismo e castità, Buddhismo e persone LGBT

Nei forum e gruppi fb di buddhismo purtroppo si trovano alcune persone chiuse, che si portano pregiudizi dal passato, non legati quindi al loro essere buddhisti, ma al loro essere”italiani”. Le solite confusioni tra orientamento sessuale e identità di genere, tra sodomia e omosessualità, tra possibilità di percorsi laici e possibilità di percorsi monacali.
Finalmente, nel forum “la ruota del dharma” , trovai ragazzi in gamba e preparati, che hanno fornito il materiale che riporto qui sotto prima di salutarvi e augurarvi buona lettura.

Comunque, il 40 precetto del Sutra della rete di Brahma dice testualmente:
“Non discriminare o essere prevenuti nel conferire i precetti del Bodhisattva: sia questi un re, una persona nobile, un funzionario dello stato, un monaco, una monaca, un laico, una laica, un libertino, una prostituta, uno schiavo, un bisessuale, un omosessuale, uno straniero, uno spirito o altro. (…)

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Per cercare di dare una risposta sulla “identità di genere” e nel nostro caso specifico “transessualità” mi rifaccio al vecchio testo di Léon WIEGER S. J. (1856-1933):
Bouddhisme chinois, tome I
VINAYA
MONACHISME et DISCIPLINE
HINAYANA, VÉHICULE INFÉRIEUR
Léon WIEGER S. J. (1856-1933)
Wierger riporta il seguente testo sulla transessualità (traduco):
Accadde che un monaco si trasformò (tradotto letteralmente: si trovò cambiato) in donna.
– “Bisogna espellerlo?” chiesero gli Anziani.
– “No” rispose il Buddha, “fatela passare nella comunità delle monache, dove gli anni passati come monaco le saranno contati come anzianità”
Stessa soluzione per una monaca che si trovò cambiata in uomo. Il Buddha lo fece passare tra i monaci.
Accadde che un monaco si trovò trasformato in un essere ermafrodite, né uomo né donna, uomo e donna insieme.
– “Che fare?” domandarono gli Anziani.
– “Rinviatelo” disse il Buddha… “non può essere posto in una delle due comunità [maschile o femminile]”.
Questo traduceva dal Vinaya lo studioso Wierger
Come si vede il problema per il Vinaya non è il passare da un sesso all’altro, ma è quello – come afferma B. Faure nel suo libro sulla sessualità nel buddhismo – di una mancanza di una chiara definizione di appartenenza di genere.

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Sariputra: “Dea, cosa ti impedisce dal trasformarti nel tuo stato femminile?”
Dea: “Anche se io ho cercato da dodici anni il mio “stato femmina”, io non l’ho ancora trovato. Reverendo Sariputra, se per magia un mago si volesse incarnare in una donna, tu le chiederesti, cosa le impedisce dal trasformarsi nel suo stato femminile?”
Sariputra: “No! Tale donna non esisterebbe realmente, quindi cosa ci sarebbe da trasformare?”
Dea: “Proprio allo stesso modo, reverendo Sariputra, tutte le cose non esistono realmente. Ora, tu penseresti mai ‘cosa impedisce ad una persona, la cui natura è quella di un’incarnazione magica, dal trasformarsi nel suo stato femminile’?”

Quindi, la dea impiegò il suo potere magico per apparire nella forma dell’anziano Sariputra e far apparire lui nella forma di lei. Dopodiché la dea, trasformata in Sariputra disse a Sariputra, trasformato nella dea, “Reverendo Sariputra, cos’è che ti impedisce dal trasformarti nel tuo stato femminile?”
E Sariputra, trasformato nella dea, rispose, “Oh! Io non appaio più nella forma di un maschio! Il mio corpo è cambiato nel corpo di una donna! Io non so cosa mi ha trasformato!”
La dea continuò, “Se l’anziano potesse cambiare di nuovo nello stato femminile, allora anche tutte le donne potrebbero cambiare nel loro stato femminile. Tutte le donne appaiono nella forma di donne proprio e solo allo stesso modo come ora l’anziano appare nella forma di una donna. Mentre loro non sono in realtà donne, esse appaiono nella forma di donne. Con questo in mente, il Buddha disse, ‘In tutte le cose, non vi è né maschio né femmina’.”

Poi, la dea rilasciò il suo potere magico e ognuno ritornò alla sua forma ordinaria. Allora lei disse, “Reverendo Sariputra, cosa ha fatto della Sua forma femminile?”
Sariputra: “Io non ho fatto nulla e neanche la cambiai”.
Dea: “Proprio così, tutte le cose non sono né fatte né cambiate, ed il fatto che esse non sono né prodotte e né cambiate, questo è l’insegnamento del Buddha”.
Sariputra: “Dea, dove rinascerai quando trasmigrerai dopo la morte?”
Dea: “Io rinascerò dove nascono tutte le incarnazioni magiche del Tathagata”.
Sariputra: “Ma le emanate incarnazioni del Tathagata non trasmigrano né rina-scono”.
Dea: “Tutte le cose e tutti gli esseri viventi sono la stessa cosa; in realtà, essi non trasmigrano né rinascono!”
Sariputra: “Dea, quanto presto raggiungerai l’illuminazione perfetta dello stato di Buddha?”
Dea: “Così come, anziano Sariputra, tu ancora una volta diventerai dotato delle qualità di un individuo ordinario, così io raggiungerò la perfetta illuminazione dello stato di Buddha”.
Sariputra: “Dea, è impossibile che ancora una volta io potrei diventare dotato delle qualità di un individuo ordinario”.
Dea: “Proprio così, reverendo Sariputra, allo stesso modo è impossibile che io possa raggiungere la perfetta illuminazione dello stato di Buddha! Perché? Perché l’illuminazione perfetta è impossibile. E poiché è impossibile, nessuno raggiunge la perfetta illuminazione dello stato di Buddha”.
Sariputra: “Ma il Tathagata ha dichiarato: “I Tathagata, che sono numerosi come le sabbie del Gange, hanno raggiunto il perfetto stato di Buddha, stanno proprio ora raggiungendo il perfetto stato di Buddha, e continueranno a raggiungere il perfetto stato di Buddha”.
Dea: “Reverendo Sariputra, l’espressione, “I Buddha del passato, del presente e del futuro” è un’espressione convenzionale che è composta di un certo numero di sillabe. I Buddha non sono né passati, né presenti, né futuri. La loro illuminazione trascende i tre tempi! Ma dimmi, l’anziano ha raggiunto la santità?”
Sariputra: “Essa è raggiunta, perché non c’è conseguimento”.
Dea: “Proprio così, c’è l’illuminazione perfetta perché non c’è nessun consegui-mento di perfetta illuminazione!”.

Allora il Licchavi Vimalakirti disse all’anziano e venerabile Sariputra, “Reverendo Sariputra, questa dèa già ha servito novanta-due milioni di miliardi di Buddha. Lei gioca con la super-coscienza. Lei ha veramente avuto successo in tutti i suoi voti. Lei ha ottenuto la tolleranza della non-nascita delle cose. Lei ha davvero raggiunto l’irreversibilità. Lei può vivere ovunque lei desideri, grazie al suo voto di sviluppare gli esseri viventi.”
Vimalakirti Nirdesa Sutra – Trad. Robert Thurman – Trad. italiana Aliberth

7 commenti su “Buddhismo e identità di genere”

  1. >>Con questo in mente, il Buddha disse, ‘In tutte le cose, non vi è né maschio né femmina’.”<>Voi, in occidente vi aspettate che il monaco sia casto, come in alcune vostre religioni. Non è così. Di notte noi ci trasformiamo e scegliamo ogni genere sessuale, come ci aggrada. La castità la pratica chi vuole raggiungere le più alte vette di santità. <<
    Chi è il Buddha?
    Ho letto il romanzo di Thomas Mann "Siddharta", sostanzialmente la storia di quello che sarà un Buddha storico, il santo, l'illuminato, svoltasi millenni prima di Cristo.
    I Buddha possono essere assimilati ai profeti, emanano scritti, insegnamenti e raggiungono stati di perfezione.
    I segni sui loro corpi sono visibili solo a chi ha raggiunto un certo grado di perfezione; così come le visioni di Medjugorje sono visibili solo a pochissimi, dotati di grande fede (sofferenti di allucinazioni, per i non credenti, gente da curare).
    Ora mi rendo conto che non è facile tenere a mente tutte le distinzioni sulla sessualità umana che sei riuscito a distinguere, occorre una tabella da tenere sempre sotto gli occhi, anche perché ci sono diverse sigle o abbreviazioni.
    La polemica con quel buddista si è protratta perché, ritengo, non accettava e non voleva apprendere le tue distinzioni. Insomma, tagliava corto.
    Troverai, secondo me la stessa resistenza in tutti o quasi, perché il cervello umano, soprattutto quando ha un interesse superficiale su certi argomenti, tende a semplificare, secondo la scelta binaria (in senso matematico questa volta) o di dualità: 1 e 0, vero – falso, il rock o il lento di Celentano. Il buono – no buono di Andy (v. “l’altra domenica” di Renzo Arbore, primi anni settanta), compagno o fascista, religioso ateo… e quindi maschio – femmina, che oltre che duali si possono scoprire complementari.
    Le religioni sono ancor più discutibili, per molta gente ed anche per me, sono mitologia, una quantità di cose inventate nelle quali si possono comunque rintracciare cose condivisibili, in mezzo a tante altre assurde.
    Uno deve scegliere se ci sta o no a credere: è buona o no la religione? Se non lo è chi se ne importa di stare a conoscere o ad approfondire certe tematiche.
    Via, al secchio.
    Per la sessualità: uomo e donna, tutto il resto è out, malattia, irregolarità, stati progressivi di godimento o di sofferenza o di confusione… non ha importanza fare distinzioni. Via, al secchio.
    In una selezione, se soddisfi i requisiti sei dentro altrimenti via, puoi anche essere un Einstein, ma non servi.

    1. Si semplifica in questo modo, ma non è una buona ragione per non evolversi, se 1 e 0 non rispondono a tutte le domande. oltretutto 11 e uguale a 3.

  2. Nel prec. post sono saltate alcune righe, lo ripropongo:

    >>Con questo in mente, il Buddha disse, ‘In tutte le cose, non vi è né maschio né femmina’.”<>Voi, in occidente vi aspettate che il monaco sia casto, come in alcune vostre religioni. Non è così. Di notte noi ci trasformiamo usciamo dai nostri monasteri e scegliamo ogni genere sessuale, come ci aggrada. La castità è pratica chi vuole raggiungere le più alte vette di santità. <<

    Chi è il Buddha?
    Ho letto il romanzo di Thomas Mann "Siddharta", sostanzialmente la storia di quello che sarà un Buddha storico, il santo, l'illuminato, svoltansi millenni prima di Cristo.
    I Buddha possono essere assimilati ai profeti, emanano scritti, insegnamenti e raggiungono stati di perfezione.
    I segni sui loro corpi sono visibili solo a chi ha raggiunto un certo grado di perfezione; così come le visioni di Medjugorje sono visibili solo a pochissimi, dotati di grande fede (sofferenti di allucinazioni, per i non credenti, gente da curare).
    Ora mi rendo conto che non è facile tenere a mente tutte le distinzioni sulla sessualità umana che sei riuscito a distinguere, occorre una tabella da tenere sempre sotto gli occhi, anche perché ci sono diverse sigle o abbreviazioni.
    La polemica con quel buddista si è protratta perché, ritengo, non accettava e non voleva apprendere le tue distinzioni. Insomma, tagliava corto.
    Troverai, secondo me la stessa resistenza in tutti o quasi, perché il cervello umano, soprattutto quando ha un interesse superficiale su certi argomenti, tende a semplificare, secondo la scelta binaria (in senso matematico questa volta) o di dualità: 1 e 0, vero – falso, il rock o il lento di Celentano. Il buono – no buono di Andy (v. “l’altra domenica” di Renzo Arbore, primi anni settanta), compagno o fascista, religioso ateo… e quindi maschio – femmina, che oltre che duali si possono scoprire complementari.
    Le religioni sono ancor più discutibili, per molta gente ed anche per me, sono mitologia, una quantità di cose inventate nelle quali si possono comunque rintracciare cose condivisibili, in mezzo a tante altre assurde.
    Uno deve scegliere se ci sta o no a credere: è buona o no la religione? Se non lo è chi se ne importa di stare a conoscere o ad approfondire certe tematiche.
    Via, al secchio.
    Per la sessualità: uomo e donna, tutto il resto è out, malattia, irregolarità, stati progressivi di godimento o di sofferenza o di confusione… non ha importanza fare distinzioni. Via, al secchio.
    In una selezione, se soddisfi i requisiti sei dentro altrimenti via, puoi anche essere un Einstein, ma non servi.

  3. scusa, ho scoperto che è una questione di freccette, servono le virgolette:

    “Con questo in mente, il Buddha disse,- In tutte le cose, non vi è né maschio né femmina”
    Mi sembra sulle tue posizioni.

    Il buddismo è tollerante più che tutte le altre confessioni, ma dipende dalle persone che incontri.
    Lessi, in un’intervista, di un monaco che dichiarò all’interlocutore giornalista:

    “Voi, in occidente vi aspettate che il monaco sia casto, come in alcune vostre religioni. Non è così. Di notte noi ci trasformiamo, usciamo dai nostri monasteri e scegliamo ogni genere sessuale, come ci aggrada. La castità la pratica chi vuole raggiungere le più alte vette di santità”.

    Chi è il Buddha?
    Ho letto il romanzo di Thomas Mann “Siddharta”, sostanzialmente la storia di quello che sarà un Buddha storico, il santo, l’illuminato, svoltansi millenni prima di Cristo.
    I Buddha possono essere assimilati ai profeti, emanano scritti, insegnamenti e raggiungono stati di perfezione.
    I segni sui loro corpi sono visibili solo a chi ha raggiunto un certo grado di perfezione; così come le visioni di Medjugorje sono visibili solo a pochissimi, dotati di grande fede (sofferenti di allucinazioni, per i non credenti, gente da curare).
    Ora mi rendo conto che non è facile tenere a mente tutte le distinzioni sulla sessualità umana che sei riuscito a distinguere, occorre una tabella da tenere sempre sotto gli occhi, anche perché ci sono diverse sigle o abbreviazioni.
    La polemica con quel buddista si è protratta perché, ritengo, non accettava e non voleva apprendere le tue distinzioni. Insomma, tagliava corto.
    Troverai, secondo me la stessa resistenza in tutti o quasi, perché il cervello umano, soprattutto quando ha un interesse superficiale su certi argomenti, tende a semplificare, secondo la scelta binaria (in senso matematico questa volta) o di dualità: 1 e 0, vero – falso, il rock o il lento di Celentano. Il buono – no buono di Andy (v. “l’altra domenica” di Renzo Arbore, primi anni settanta), compagno o fascista, religioso ateo… e quindi maschio – femmina, che oltre che duali si possono scoprire complementari.
    Le religioni sono ancor più discutibili, per molta gente ed anche per me, sono mitologia, una quantità di cose inventate nelle quali si possono comunque rintracciare cose condivisibili, in mezzo a tante altre assurde.
    Uno deve scegliere se ci sta o no a credere: è buona o no la religione? Se non lo è chi se ne importa di stare a conoscere o ad approfondire certe tematiche.
    Via, al secchio.
    Per la sessualità: uomo e donna, tutto il resto è out, malattia, irregolarità, stati progressivi di godimento o di sofferenza o di confusione… non ha importanza fare distinzioni. Via, al secchio.
    In una selezione, se soddisfi i requisiti sei dentro altrimenti via, puoi anche essere un Einstein, ma non servi.

  4. bel rovo di pregiudizi. il fatto è che nei paesi di origine molti sono buddhisti per cultura di nascita e meno per vera consapevolezza. come da noi persone che vanno a messa la domenica e poi nei fatti fanno il contrario di quello che leggiamo nel vangelo.

    l’identità di genere ha a che fare con la propria intimità e il proprio senso interiore, e di certo non può essere di nessun ostacolo nel percorso buddhista.

    etero, omo e transgender non sono etichette, ma persone, e qualsiasi persona è libera di cercare e sperimentare percorsi liberanti come il buddhismo. tutto il resto sono solo preconcetti, concetti precostituiti spesso originati da ignoranza, e il buddhismo è proprio un antidoto a questo tipo di ignoranza.

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