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Promiscuità e locali: sempre e solo a misura del desiderio dell’uomo cis?

Che siano cruising gay, che siano locali per etero, o per uomini in cerca di donne T, i locali sono sempre pensati per il fruitore uomo cis, e spesso chi non lo è non ha cittadinanza (si pensi alle persone maschili xx o non binary) o esiste solo come oggetto di piacere (donne cis e T)

Identità gay, riti di passaggio, narrazioni comuni

Come ftm gay, ho sempre trovato temi comuni, con amici, ex fidanzati, fidanzati, nel confrontarci sulle esperienze che noi gay facciamo su portali come PlanetRomeo, o a persone che conosciamo in locali LGBT, o iniziative di attivismo.
Diventa più difficile fare confronti alla pari quando si inizia a parlare di saune, cruising, dark room et similia.
Non ho mai provato ad andare in una sauna, e immagino che per me in particolare (scarso passing, documenti non cambiati) sia sicura l’impossibilità di entrare, almeno in Italia, e non so se con questi due requisiti entrerei oppure anche in quei casi rimarrei fuori.
In un luogo “di uomini per uomini”, chi non è uomo nel corpo ha difficoltà: anche lo facessero entrare, sarebbe a rischio fraintendimento e brutte esperienze, soprattutto perché, nei luoghi di “sesso usa e getta”, non c’è politically correct, e ci si potrebbe far male davvero.

“Ma sono luoghi squallidi, perché ti danni di non esserci potuto stare?”

Tante volte ho sentito dire, da uomini biologici, che “non mi perdo niente”, che sono luoghi di squallore, omofobia interiorizzata, vecchi bavosi, giovani marchette straniere, puzza di sperma, sporco, persone poco disponibili ad usare le precauzioni e così via, ma, nonostante tutto, se avessi avuto un corpo che lì dentro si mimetizzava, mi sarebbe piaciuto andare, almeno una volta, magari con un ex con cui ero in buoni rapporti, o con un amico.
Altri, i più giovani, dicono che saune, porcilai ed orinatoi avevano senso in passato, ma ormai sono popolati solo da vecchi e marchette, e ognuno sceglie sulle app e vive il rapporto avendo messo prima delle premesse (nel nostro caso, che siamo T).
Rimane comunque il desiderio di provare, almeno una volta.

Pare ci siano locali per la promiscuità T, ma sarà vero?

Ultimamente ho sentito dire che “ci sono locali simili, transincludenti, anzi, dove la persona T è protagonista”.
Ahimè, la mia euforia per questa novità è durata poco: si tratta di locali gestiti da uomini cis, eteroflessibili o bisessuali, che offrono serate molto orientate verso fetish, bdsm, travestitismo, dove uomini etero/eteroflessibili/curiosi/travlover, pagano tra i 50 e 100 euro per guardare, o sperare di portarle nel privè, donne biologicamente femmine o donne trans/trav, le quali accedono gratis (in realtà solo la “F Bio”, come scrivono, perché la donna T, seppur poco, paga, esattamente come la coppia etero con donna biologicamente femmina). La presenza della donna biologicamente femmina è prevista solo in coppia etero, come se sapessero bene che nessuna donna cis si avventurerebbe da sola senza un amico nerboruto o un fidanzato “curioso”.

Quando non paghi la merce sei tu

Ovviamente questo sistema genera meccanismi “prostituenti”, perché “quando non paghi la merce sei tu”, e quindi i “guardoni” continuano a fare pressioni per avere qualcosa di più, e comunque le dinamiche che si innescano sono totalmente eteronormative: uomo pagante, donna che entra gratis per popolare il locale in modo che chi paga sia soddisfatto, possibilità che ci siano forme di prostituzione.

“Spazi per T”… ma l’uomo T?

Per molte persone trav o trans in direzione mtf questi spazi sono gli unici momenti per viversi liberamente, ricevere complimenti da uomini cis virili, ma la mia delusione risiede più nel fatto che questi mondi di libertà “trans” non prevedono il maschile xx.
Un uomo T etero medicalizzato sarebbe fatto entrare a prezzo pieno, come se fosse uno dei tanti guardoni e non di certo “l’attrazione” del locale (basato sull’esaltazione del femminile come oggetto e del maschile come soggetto), se invece andasse un uomo T gay, non troverebbe altri gay, perché l’utenza maschile è lì per adorare “il femminile”, bio e non.
Se poi si parla di persone non med e non binary, di origine afab, e comunque senza passing, è ancora più improbabile che in quel luogo avrebbero spazio.
Se entrassero “al maschile”, dovrebbero pagare come il guardone etero, se entrassero con lo “sconto biologia”, sarebbe comunque umiliante. In ogni caso, senza passing, sarebbero percepiti come oggetto di desiderio dai morbosi presenti, e quindi la serata non sarebbe comunque piacevole.

Questi posti sono davvero accoglienti per chi non è “uomo cis”?

A parte il tema a me caro dell’accoglienza per le persone “maschili xx” dei vari posti, compresi quelli per il “diritto alla promiscuità” (senza diventarne oggetto, ma rimanendo soggetto), questi posti possono comunque, in generale, considerarsi accoglienti? la donna (cis e trans) è davvero “protagonista” o è solo l’attrazione per l’uomo pagante?
Qualcuno potrebbe dire che il “perdente” è chi paga per adorarla, ma è un’ottica di una certa corrente femminista, che non condivido: il “potere del femminile” che si basa sul manipolare l’uomo etero con la propria seduttività, sia tramite prostituzione diretta, che tramite altri meccanismi (in coppia e non), non l’ho mai vissuta come un’opzione vincente. Voi dirette che questo dipende dal fatto che di femminile ho solo il corpo (ma per molti morti di figa manipolabili basta questo), ma è chiaro che a me personalmente non interessi “avere potere tramite la femminilità”, e che lo consideri svilente anche per le persone femminili o di identità di genere femminile.

“Porcilai” luixlui, almeno c’è parità

Forse in saune, cruising, e locali solo per uomini, è più facile creare dinamiche paritarie: si paga tutti lo stesso prezzo, per pagare la possibilità di scopare, anche se anche lì si creano binarismi vecchio/giovane, italiano/straniero del terzo mondo, pagante/marchetta, attivo/passivo, eppure personalmente mi interesserebbe più una cosa simile (anche entrare per guardare, per sentirmi desiderato e non certo per agire, come una ritualità gay che prima o poi devi vivere) che buttarmi in un “porcilaio” di squallore equivalente, ma basato sull’interazione luixlei con tutti i binarismi eterosessisti che comporta.

Esistono spazi “safe” per la promiscuità, se non sei uomo cis?

Se sei xx, maschile o femminile, esiste davvero un luogo “protetto” di promiscuità, o la semplice forma del tuo corpo, e la tua genitalità, ti espone al pericolo? Pericolo di ricevere rapporti non desiderati, pericolo di dover subire per forza il ruolo passivo, pericolo di subire dinamiche prostituenti, o semplicemente l’essere fraintesi?
Una bella puntata di Nip/Tuck vede l’ex moglie del chirurgo plastico promiscuo sperimentarsi, in un bar di un hotel, nel replicare ciò che il marito faceva da tempo: il risultato è l’essere subito scambiata per una prostituta, fraintesa, messa in pericolo.
Si intrecciano, quindi, vari temi, che coinvolgono i corpi (quindi tutte le persone di biologia femminile) ma anche le identità (tutte le persone femminili, dal gay effeminato alle donne cis o trans): possiamo davvero essere “soggetto” nel sesso occasionale, titolari di un “diritto” alla promiscuità, oppure fattezze/biologia ci posizionano solo nel ruolo di oggetto?

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